Authors
S Corradi, Armando Suppa, Alessandro Zardini
Publication date
2011
Journal
QUADERNI DI MANAGEMENT
Volume
51
Issue
3
Pages
46-57
Description
Negli ultimi vent’anni il settore pubblico dei paesi maggiormente sviluppati è stato soggetto ad un ampio processo di riforma, al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia gestionale degli enti pubblici (OECD, 2005). Questa onda riformatrice è da ricondursi ai principi introdotti dal New Public Management (NPM) che pone l’accento sull’introduzione, anche nelle pubbliche amministrazioni, di tecniche manageriali prese dal settore privato al fine di ottenere una performance migliore (Pollitt ,1990; Hood,1991). Fin dall’ inizio degli anni ‘90, anche il settore pubblico italiano è stato interessato a tale movimento riformatore. Infatti, mediante vari interventi legislativi, si è cercato di introdurre “Through law” (Capano, 2003) i principi del NPM nella Pubblica Amministrazione (PA). Uno dei principali strumenti su cui si è fatto leva, al fine di promuovere il cambiamento, è stato l’introduzione dei sistemi di controllo direzionali (D.Lgs. 286/1999). Le aziende pubbliche sono spinte ad introdurre sistemi di controllo di tipo “manageriale”, introducendo al loro interno il controllo strategico, il controllo di gestione e la valutazione della dirigenza che si affiancano al classico controllo contabile-finanziario. Questo processo di rinnovamento ha avuto come fine quello di favorire il processo di “evoluzione della cultura dell’adempimento a quella del risultato” (Tino, 2002, p. 12). Quindi l’attenzione si è spostata dalle risorse assegnate e gli input utilizzati dalle PA, in cui il controllo contabile e di legittimità è il principale strumento per garantire la conformità dei comportamenti alla legge, ai prodotti realizzati e agli outcome ottenuti, in cui il controllo economico e la misurazione della …
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